Grindhouse – The New European Genre Cinema is coming
La nuova rassegna dedicata ai migliori film di genere europei, tra thriller, horror e fantascienza. Entra a far parte della giuria tra Italia e Slovenia!
Dal 21 marzo 2023 @cinema ASTRADescrizione
Cinema Astra, Piazza Cesare Beccaria 9, Firenze
GRINDHOUSE – THE NEW EUROPEAN GENRE CINEMA IS COMING
Parte all’Astra la nuova rassegna Grindhouse – The new European Genre Cinema is coming, dedicata al cinema di genere. In programma 8 film europei d’autore tra thriller, horror e fantascienza, selezionati tra i migliori titoli più recenti, spesso senza un’uscita in sala e non ancora disponibili sulle piattaforme online. Una serie di anteprime che vogliono far scoprire talenti ancora poco conosciuti e rivolgersi a un pubblico trasversale per interessi, curiosità e passione cinefila.
I film, in programma da marzo a maggio 2023, saranno protagonisti di una vera e propria competizione, immaginata come un torneo con gare “semifinali” e ”finali”.
A scegliere il vincitore sarà il pubblico in sala che, a ogni proiezione, darà un voto al film appena visto.
I voti saranno poi sommati tra quelli di tutti i cinema coinvolti nel progetto, in Italia e Slovenia. Grindhouse è infatti una rassegna di ampio respiro che coinvolge 6 cinema italiani e 3 sloveni (Visionario di Udine, Cinemazero di Pordenone, Ariston di Trieste, Cinema Classico di Torino, Cinema Astra di Firenze, Kinemax di Gorizia, Kosovelov Dom Sežana, Mestni Kino Domžale e Kino Mali Union di Celje) vincitori del bando Collaborate to innovate promosso dal network di sale Europa Cinemas, di cui lo Stensen e l’Astra fanno parte. Partecipa alle proiezioni ed entra a far parte di questa giuria internazionale!
Programma/ Prima parte al cinema Astra:
Martedì 21 marzo ore 21.00 – Opening
As Bestas di Rodrigo Sorogoyen (Spa/Fra 2022, 120’) – ANTEPRIMA ESCLUSIVA
Venerdì 31 marzo ore 21.15
Pensive di Jonas Trukanas (Lituania 2022, 87’) – Alla presenza del regista
Mercoledì 5 aprile ore 21.30
The Innocents (De uskyldige) di Eskil Vogt (Nor/Sve/Dan/Fin/Fra/UK 2021, 117’)
Giovedì 13 aprile ore 19.00 **ATTENZIONE: spettacolo anticipato**
Speak No Evil (Gæsterne) di Christian Tafdrup (Danimarca/Paesi Bassi 2022, 97’)
Programma/ Seconda parte al cinema Astra:
Giovedì 27 aprile ore 19.00
The Elderly (Viejos) di Raùl Cerezo, Fernando González Gómez (Spagna, 2022, 96’) – v.o sott.ita
Tutti i film saranno proiettati in versione originale con sottotitoli in italiano.
Tutte le proiezioni si terranno al cinema Astra di Firenze.
PREZZI
Biglietto intero € 7,00
Biglietto ridotto over 50 € 6,00
Biglietto ridotto under 30 € 5,00
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I FILM IN PROGRAMMA:
AS BESTAS di Rodrigo Sorogoyen
(Spagna/Francia, 2022 – 2h 17’)
Con Marina Foïs, Denis Ménochet, Luis Zahera, Diego Anido, Marie Colomb
Genere: Thriller
Vincitore di 9 Premi Goya 2023, il più importante riconoscimento del cinema spagnolo, tra cui: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista
Una coppia di francesi, Antoine e Olga, si è insediata in un villaggio della Galizia con il progetto di realizzare un agriturismo ecosostenibile, nel frattempo si industria coltivando nel proprio orto prodotti biologici da vendere ai mercatini locali. Quando la comunità deve pronunciarsi per l’installazione di pale eoliche nel territorio, il voto contrario dei francesi e il conseguente vanificarsi dell’auspicato benessere economico, aggrava l’ostilità degli indigeni nei loro confronti. A farsi sempre più minacciosi nei riguardi di Antoine, sono soprattutto i selvatici fratelli Xan e Loren, proprietari di una piccola fattoria vicino a quella dei francesi Rodrigo Sorogoyen e la sceneggiatrice Isabel Peña, già autori di Che Dio ci perdoni, Il Regno e della serie Antidisturbios, si ispirano liberamente a fatti reali accaduti tra il 2010 e il 2014 nel paesino di Santoalla, Galizia. Costruito con una spiazzante struttura in due atti, ognuno dei quali segnato da differenti stagioni dell’anno e diverse scelte di regia, As bestas è un angosciante thriller rurale in cui entrambe le parti in causa hanno le loro ragioni e i loro torti ma in cui la spirale che si è innesca risulta più potente e inarrestabile di ogni posizione in campo. Collocato in uno scenario naturale aspro e a tratti brutale, il film evoca un conflitto primordiale e comunica, antico, palpabile e nauseante, il sentimento della vera paura: del progresso, del “forestiero”, del confronto ma anche, più banalmente e tragicamente, dell’Altro. Solo la quieta ostinazione dei personaggi femminili potrà forse sciogliere i nodi.
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PENSIVE di Jonas Trukanas
(Rupintojelis – Lituania, 2022 – 1h 27’)
Con Sarunas Rapolas Meliesius, Gabija Bargailaite, Marius Repsys, Donatas Simukauskas
Genere: Slasher
Il primo slasher movie lituano!
All’indomani del diploma, una classe di liceali organizza una festa in un cottage abbandonato, perso tra i boschi. Tra i ragazzi c’è il timido Marius, che vive tutta l’inadeguatezza della sua età nel complicato rapporto con i più estroversi compagni di classe e con i suoi genitori ma anche con il suo futuro. Dapprima riluttante, si lascia poi convincere soprattutto per far colpo sulla ragazza di cui è segretamente e vanamente innamorato. Quando scendono le tenebre e la temperatura si surriscalda tra musica techno e alcool, alcuni ragazzi vandalizzano le inquietanti, rudimentali statue di legno ispirate al folklore lituano disseminate nella zona. Ma c’è una figura nascosta che osserva la scena e che, turbata da quanto accaduto, si prepara ad attaccare la comitiva. Sarà una lunga notte e quando, all’alba, tornerà la luce, niente e nessuno sarà più come prima.
“Il nostro obiettivo non è mai stato quello di riprodurre uno slasher americano, ma di realizzare innanzitutto un film lituano e ricorrere al genere slasher come struttura portante della storia”.
Sullo scheletro di un sottogenere fondato sulla reiterazione, l’esordiente Jonas Trukanas innesta metaforicamente carne e sangue costruendovi sopra un vero coming of age con un protagonista alla ricerca della propria identità. E anche l’assassino finisce per diventare la materializzazione dei tutti i timori legati alla fine dell’adolescenza e all’ingresso nel mondo sconosciuto dove attendono scelte importanti e responsabilità. Se l’illusione ottica è di ritrovarsi nella comfort zone di una drammaturgia basilare e sempre uguale a sé stessa, in Pensive una brusca deviazione conduce invece su un terreno ben più incerto e inquietante che assomiglia molto alla vita vera.
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THE INNOCENTS di Eskil Vogt
(De uskyldige – Norvegia/Svezia/Danimarca/Finlandia/Francia/Regno Unito, 2021 – 1h 57’)
Con Rakel Lenora Fløttum, Alva Brynsmo Ramstad, Sam Ashraf, Mina Yasmin Bremseth Asheim
Genere: Supernatural Thriller
Anche i supereroi hanno cominciato da piccoli
La piccola Ida si è appena trasferita, insieme ai genitori e alla sorella autistica, in un isolato complesso residenziale ai margini della foresta. Giocando sotto casa fa timidamente amicizia con Ben e altri bambini del luogo, scoprendo di avere in comune con loro strani poteri psichici. I giochi infantili si trasformano presto in un’epica battaglia, senza esclusione di colpi, tra Bene e Male. Discesa nel mondo segreto dell’infanzia, quello più lontano dallo sguardo degli adulti, da parte dello sceneggiatore di Thelma e La persona peggiore del mondo di Joachim Von Trier. Alla sua seconda regia per il cinema, il norvegese Eskil Vogt esplora una terra di nessuno, tra Stephen King e Henrik Ibsen, in cui pochi si sono avventurati: “Si svolge nel mondo reale – dice l’autore – ma è una storia che ho cercato di rendere più intensa nel modo in cui fanno le fiabe, dove si ha una prospettiva molto forte sulle decisioni morali o sul modo più ampio e inconscio in cui costruiamo le nostre identità nella società.”. L’ambientazione nella parte orientale di Oslo appare non a caso straniante: in uno spazio ravvicinato convivono senza soluzione di continuità palazzoni e alberi, rendendo molto labile il confine tra le concrete tracce dell’uomo e il mondo magico della natura dove le relazioni familiari e le regole sociali si dissolvono precipitando tutto in una condizione pre-storica, ancestrale, archetipica. Denso di mistero eppure, al contempo, di cristallino nitore, The Innocents è una favola allegorica sulla scoperta del Male ma anche, in qualche bizzarra maniera, un film di “supereroi” spogliato di tutti gli orpelli pop e riportato alla sua vocazione originaria e più pura: che strumenti abbiamo per affrontare il nostro lato oscuro?
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SPEAK NO EVIL di Christian Tafdrup
(Gæsterne – Danimarca/Paesi Bassi, 2022 – 1h 37’)
Con Morten Burian, Sidsel Siem Koch, Fedja van Huêt, Karina Smulders
Genere: Thriller psicologico
Durante una vacanza in Toscana Patrick e Karin, coppia di turisti danesi con una bambina, socializzano con una coppia olandese con un figlio. Mesi dopo, i primi sono invitati dai secondi a trascorrere un fine settimana nella loro casa di campagna. L’iniziale attrazione verso gli olandesi, spiriti liberi e disinibiti molto diversi da loro, si trasforma presto, per i più formali danesi, in un’esperienza spiazzante: tra i quattro nasce qualche piccola incomprensione, si manifesta un sottile disagio che sembra presto rientrare. Ed invece è solo l’inizio. Christian Tafdrup e suo fratello Mads, cosceneggiatore, accompagnano per mano lo spettatore in un clima di piccole crepe, banali imbarazzi, strane ambiguità. Ogni segnale di allarme sembra immediatamente contraddetto da un nuovo segnale che ridimensiona i sospetti. E poi, in un allucinante crescendo, ci si ritrova tutti insieme dentro un incubo ed è troppo tardi per tornare indietro.
Agli autori piacciono gli horror che hanno un impianto realistico: “È un processo lento, costruiscono una storia, impari a conoscere i personaggi, l’ambiente. – spiega Mads – Non puntano solo a far gridare di paura lo spettatore, ed è qualcosa che mi piace, prendere del tempo per sviluppare la storia, perché così la paura sarà maggiore quando arriverà la parte davvero crudele”. Eppure l’idea iniziale, nata fantasticando su ordinarie esperienze personali, era di realizzare una commedia partendo dalle convenzioni sociali che sembrano ossessionare e paralizzare una ordinaria famiglia della classe media, inibita dall’educazione ricevuta. Poi, invece, la sceneggiatura prende un’altra piega, produttori e attori sono entusiasti…finché non arrivano a leggere le ultime 20 pagine. Raggelati, tutti chiedono di buttarle via e di riscriverle ma i fratelli Tafdrup hanno già fatto una scelta: “Avevamo deciso che avremmo fatto il film più inquietante della storia del cinema danese (…) Fin dall’inizio, io e mio fratello ci siamo guardati e abbiamo detto: promettiamoci di andare fino in fondo”. E così è stato.
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The Elderly (VIEJOS) di Raúl Cerezo e Fernando González Gómez (id. – Spagna, 2022 – 1h 35’). Con Paula Gallego, Irene Anula, Gustavo Salmerón, Zorion Eguileor
Genere: Horror
In una feroce estate madrilena, afflitta da temperature tropicali, un’anziana signora si getta dal balcone di casa. Il vedovo viene accolto a casa del figlio che si è appena rispostato ma gli strani comportamenti del vecchio, che si rivelano per lampi nella routine quotidiana, sembrano essere condivisi e dilagare in tutta la città dove, in un allucinante crescendo, si sta forse preparando un’apocalittica resa dei conti…
Nato da un cortometraggio (nel film è la scena della cena in famiglia), Viejos sembra scritto da un Rafael Azcona sotto acido ed emana infatti, in una chiave che confina tra il puro orrore, la commedia sociale e il grottesco, un soffocante tanfo di chiuso, di sudore, di trasandati interni borghesi, di umori corporali che avrebbe divertito il Ferreri degli esordi. Al centro, naturalmente, il tabù della vecchiaia incarnata in corpi fatiscenti che reclamano un animalesco diritto ad esistere, una sanguigna volontà di sopravvivenza che si trasforma in sinistra riscossa. Eppure Raúl Cerezo e Fernando González Gómez sanno gestire con abilità gli ingredienti, riuscendo a somministrare, nelle giuste dosi, razioni di puro terrore e di commedia macabra. Il resto lo ha fatto il Covid-19: “ha trasportato il film – dicono gli autori – in un luogo molto più complesso, senza cercarlo. Ci riferivamo alla pandemia senza che esistesse ancora, ma esisteva davvero, perché la storia si ripete. E si ripeterà.”.
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ON THE EDGE di Giordano Gederlini (Entre la vie et la mort – Belgio/Francia/Spagna, 2022 – 1h 40’). Con Antonio de la Torre, Marine Vacth, Olivier Gourmet, Fabrice Adde
Genere: Thriller
Lo spagnolo Leo Castaneda vive a Bruxelles, dove guida la linea 6 della metropolitana. Una sera, entrando in una stazione deserta, incrocia lo sguardo di un adolescente, in piedi sulla banchina. E’ un attimo e il ragazzo si getta sotto il vagone. Sceso sui binari per soccorrerlo, Leo riconosce suo figlio Hugo che non vedeva da anni. Per scoprire il perché di questo tragico gesto, l’uomo comincia a indagare scoprendo che il figlio è stato coinvolto in una sanguinosa rapina. E finisce così per ritrovarsi incastrato tra una spietata gang locale e la polizia che ha iniziato a nutrire sospetti sulla sua vera identità…
Vigoroso thriller transeuropeo “tra la vita e la morte” (così il titolo originale) scritto e diretto da Giordano Gederlini, già autore delle sceneggiature di I miserabili di Ladj Ly e di Tueurs di Jean-François Hensgens e François Troukens. Gederlini è nato in Cile, ha vissuto in Spagna e ora vive in Belgio: come il suo autore, il protagonista di On the edge è un esule che vive in uno strano limbo. Ma siamo pur sempre in un noir e dunque il suo passato non può che essere misterioso: costretto dalle circostanze a fare i conti con quello che si è lasciato alle spalle ma anche con il caos che gli si para davanti, Leo si muove come un fantasma in una città notturna e spettrale. Il grande cast all’opera – Antonio de la Torre, Marine Vacth e Olivier Gourmet – contribuisce alla straniante sensazione di assistere a un film europeo d’autore che si è ritrovato, per uno strano corto circuito, intrappolato dentro un film di genere. O viceversa.
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Lockdown Tower /LA TOUR di Guillaume Nicloux (id. – Francia, 2022 – 1h 29’). Con Angèle Mac, Hatik [Clément Penhoat], Ahmed Abdel Laoui, Kylian Larmonie
Genere: Horror metafisico
Sembra una mattina come le altre e invece, al risveglio, gli abitanti di un anonimo grattacielo scoprono che una misteriosa coltre di nero opaco ha avvolto l’edificio e “divora” non solo la luce ma ogni materia organica o inerte che provi ad attraversarla. Intrappolati all’interno senza possibilità alcuna di comunicare con il resto del mondo, gli inquilini cercano di organizzarsi per la sopravvivenza ma la condizione estrema in cui si sono ritrovati innesca una regressione verso gli istinti più brutali e oscuri che avrà terribili esiti.
Un’apocalisse condominiale avvolta in uno schermo nero, uno studio sulla paura, un film di genere segnato da una visione intima e personale. “E’ stata la dimensione soprannaturale causata dal lockdown ad aver fornito il punto di partenza per la storia. In modo del tutto naturale, ho attinto all’apprensione dell’isolamento e al riaffiorare di una paura infantile, quella del buio totale”. Se il “cinema della resilienza” invita a riscoprire un sentimento ancestrale e quasi religioso di comunità, La tour esplora il lato selvaggio di un’esperienza già estrema. Nicloux – autore che prima o poi andrebbe rivisto con più attenzione – cala la sua distopia metafisica in una dimensione viscerale, concreta, organica che può ricordare lo stile di Andrzej Zulawski la cui visione, non a caso, costituì uno shock per il regista ancora adolescente. L’esito di questa dialettica è un cinema misterioso, sgradevole, a tratti insostenibile, che, come accadeva una volta, non unisce ma divide.
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LE GANG DES BOIS DU TEMPLE di Rabah Ameur-Zaïmeche (id. – Francia, 2022 – 1h 52’). Con Régis Laroche, Marie Loustalot,Philippe Petit
Genere: Crime
Nel caseggiato popolare Résidence des Bois du Temple, alla periferia nord-est di Parigi, un gruppo di amici, tra cui un ex veterano delle missioni speciali, si organizza per assaltare un furgone sulla tangenziale della metropoli parigina. Ma nel bottino, tra valige di denaro e preziosi di proprietà di un principe arabo, finiscono inaspettatamente anche documenti molto riservati. La reazione è spietata: un sicario è incaricato di cercare i rapinatori. Lontano dagli occhi distratti del mondo, si sta per aprire una piccola e cruenta guerra.
Le gang des Bois du Temple ha il soggetto di un polar classico ma non la tradizionale struttura ferrea e i tempi serrati. Disinteressato sia ad applicare pedantemente i codici di genere, sia a sabotarne i dispositivi, Rabah Ameur-Zaïmeche incede nella trama criminale in piena libertà, tra digressioni, notazioni apparentemente marginali, sguardi divagatori: tutto inteso a lasciar fluire scampoli di vita reale nel film, a cogliere le forti relazioni all’interno del microcosmo di periferia, a svelare le fragilità e la forza di questa umanità. La quale vive una vita ai margini ma senza dissipazioni, senza autocommiserazione e, malgrado la disillusione, senza depressione. In questo imprevedibile crime dalle tinte sociali, non ci si arrende- mai. Neppure il regista, che porta a casa il film malgrado le restrizioni del budget: “La nostra povertà – dice – è la nostra vera risorsa, ci permette di immaginare ellissi in cui immergerci”.
Per la cronaca, del genere non manca comunque nulla: né rapine, né sorprese, né sparatorie.
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(Schede a cura di Leopoldo Santovincenzo)