
PER COMPRENDERE LE RADICI DEL FONDAMENTALISMO ISLAMICO
Giovedì 24 maggio ore 19.30 un incontro con Gabriele Del Grande, Olivier Roy e Paolo Pezzati.
Descrizione
giovedì 24 maggio 2018 ore 19.30
PER COMPRENDERE LA RADICI DEL FONDAMENTALISMO ISLAMICO.
Chi sono e dove vanno i giovani radicalizzati dell’ISIS in Medio Oriente e in Europa?
Ore 19.30
aperitivo di Oxfam a favore dei progetti di promozione della giustizia e uguaglianza in Italia e nel mondo.
Ore 20.30
Incontro con:
Olivier Roy, politologo, professore all’Istituto Universitario Europeo
autore di Generazione ISIS. Chi sono i giovani che scelgono il Califfato e perché combattono l’Occidente (Feltrinelli 2017)
Gabriele Del Grande, blogger, scrittore e filmaker
autore di Dawla. La storia dello Stato islamico raccontata dai suoi disertori (Mondadori 2018)
Paolo Pezzati, Humanitarian Policy Advisor Oxfam Italia
modera
Francesca Paci, giornalista e corrispondente de La Stampa, curatrice del Blog Oridente
Chi sono le persone che fanno parte dello Stato islamico? Chi sono i combattenti in Siria? Chi sono i terroristi che hanno organizzato attentati in Europa e hanno giurato fedeltà al Califfo? Un incontro che mette di fronte due esperienze e approcci diversi al tema, due sguardi attenti su un fenomeno che non è solo politico, ma anche sociale e storico, e che coinvolge soprattutto i più giovani, generazioni che comunicano tra loro oltre i confini nazionali, alla ricerca di una realizzazione e di un futuro che non sanno identificare.
Ingresso libero
A cura di Oxfam Italia e Fondazione Stensen
Facebook: Oxfamitalia – Fondazione Stensen
Scarica QUI il pdf.
OSPITI
Gabriele DEL GRANDE è un regista, blogger e scrittore. È stato l’ideatore e co-regista del film Io sto con la sposa (2014), premiato a Venezia e distribuito in cinquanta Paesi. Nel 2006 ha fondato l’osservatorio sulle vittime delle migrazioni Fortress Europe e da allora non ha mai smesso di viaggiare nel Mediterraneo pubblicando reportage su numerose testate italiane e internazionali. Tra i suoi libri ricordiamo Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo (2007), Roma senza fissa dimora (2009), Il mare di mezzo. Al tempo dei respingimenti (2010), Dawla. La storia dello Stato islamico raccontata dai suoi disertori (2018).
Olivier ROY è un orientalista e politologo francese. È professore all’Istituto Universitario Europeo e titolare della Cattedra Mediterranea al Robert Schuman Centre for Advanced Studies dal settembre 2009. In anni passati è stato direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique (CNRS) francese e professore sia alla School for Advanced Studies in the Social Sciences (EHESS) sia all’Institut d’Etudes Politiques de Paris (IEP). Dal 1984 è consulente al ministero degli Affari Esteri francese. Nel 1988 Roy ha lavorato come consulente anche dell’Ufficio delle Nazioni Unite, incaricato di coordinare i soccorsi in Afghanistan (UNOCA). A partire dall’agosto 1993 Roy è stato uno dei rappresentante dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) in Tagikistan fino al febbraio 1994 quando fu eletto capo missione OCSE in Tajikistan, posto che ha retto fino all’ottobre 1994. Ha scritto numerosi libri su Iran, Islam e politica asiatica, tra cui: Global Muslim. Le radici occidentali del nuovo Islam (Feltrinelli, 2003), L’impero assente. L’illusione americana e il dibattito strategico suil terrorismo (Carocci, 2004), Islam alla sfida della laicità. Dalla Francia una guida magistrale contro le isterie Xenofobe (Marsilio, 2008), La santa ignoranza. Religioni senza cultura (Feltrinelli, 2009) e Generazione Isis (Feltrinelli, 2017).
LIBRI
Gabriele DEL GRANDE — Dawla. La storia dello Stato islamico raccontata dai suoi disertori — (Mondadori 2018)
Dawla in arabo significa Stato ed è uno dei modi in cui gli affiliati dello Stato islamico chiamano la propria organizzazione. Gabriele Del Grande è andato a incontrarli in un avventuroso viaggio partito nel Kurdistan iracheno e terminato con il suo arresto in Turchia. Questo libro è il racconto delle loro storie intrecciate alla storia più grande dell’ascesa e della caduta dello Stato islamico. Un racconto che parte nel 2005 nei sotterranei del carcere di massima sicurezza di Saydnaya, in Siria, e che passa per la rivoluzione fallita del 2011, la guerra per procura contro al-Asad, il ritorno del Califfato e gli attentati che hanno sconvolto l’Europa. Senza mai cedere ai toni della saggistica, Del Grande mette in scena una galleria di personaggi le cui vicende si snodano in un intreccio di storytelling e geopolitica. Un manifestante siriano spinto da un’autentica sete di giustizia a prendere le armi e che, davanti alla corruzione dell’Esercito Libero, sceglie di arruolarsi nel Dawla, dove farà carriera come agente dei servizi segreti interni ed emiro della polizia morale, hisba. Un hacker giordano in fissa con l’esoterismo giunto in Siria seguendo le profezie sulla fine del mondo e finito nel braccio dei condannati a morte in una prigione segreta del Dawla. E un avventuriero iracheno ingaggiato da un ex colonnello dell’Anbar che grazie alla propria intraprendenza si addentrerà nel livello più oscuro dei servizi segreti del Dawla, quello responsabile della pianificazione degli attentati in Europa. Asciutto e spietato come una tragedia classica, avvincente come un action movie, questo libro straordinario ci racconta storie forti, piene di colpi di scena, avventure, sentimenti, rabbia, amore, vita, morte, punti di vista opposti sulla guerra e sul mondo. Dawla nasce da un progetto di crowdfunding che ha avuto un appoggio appassionato e generoso da parte dei sostenitori di Del Grande, qui impegnato ad affrontare con la massima competenza e un piglio narrativo eccezionale lo scomodo punto di vista dei carnefici. “Non per giustificare, non per umanizzare. Ma unicamente per raccontare e, attraverso una storia, cercare una risposta, ammesso che ve ne sia una, a quell’antica domanda sulla banalità del male che da sempre riecheggia nelle nostre teste dopo ogni guerra.”
Olivier ROY — Generazione ISIS. Chi sono i giovani che scelgono il Califfato e perché combattono l’Occidente — (Feltrinelli 2017)
Non è l’Islam a mettere le bombe, ma i ragazzi nichilisti e disperati che crescono nel cuore delle società occidentali. Un libro fortemente polemico, la diagnosi definitiva del radicalismo e del terrorismo islamista in Europa e nel mondo. I fatti tragici avvenuti in Francia nel 2015 e a Bruxelles nel 2016 hanno generato una guerra delle interpretazioni sul fenomeno degli attentati e della loro rivendicazione da parte del sedicente Stato islamico. Ciascuno si è chiesto, almeno una volta, per quale motivo dei giovani nati e cresciuti in Europa finiscano per scegliere la violenza disumana del Califfato. Olivier Roy propone una chiave di lettura sconcertante: non è l’integralismo islamico la prima causa di questo terrorismo, ma un disagio tutto giovanile, un’esigenza folle, violenta e fuori controllo di rottura generazionale. Certo, per compiere questa rottura c’è bisogno di un pretesto. E questi giovani lo trovano facilmente nell’odio puro ostentato dall’Isis… Il sociologo indaga le abitudini di questi giovani, si chiede che musica ascoltino, chi siano i loro eroi, scopre che non sanno quasi nulla del Corano e che frequentano raramente le moschee. E dimostra che la loro ostilità non affonda le radici nello scontro di religione, ma esprime un’esigenza di rottura che si rivolge non solo contro la cultura dei genitori, ma anche contro la società in cui sono nati, cioè la società occidentale…