Abbiamo perso un Papa forse unico nella storia umana. Ha tentato in tutti modi di riportare la Chiesa cattolica, con coraggio e determinazione, alla sua origine evangelica, dopo così tanti secoli di teocrazia. Il suo pontificato segna una svolta, un innovativo cambio di sensibilità, che buona parte dell’episcopato e del clero attuale non è forse ancora pronta a recepire.
In 12 anni di pontificato Papa Francesco ha abbozzato e prospettato il nuovo volto che la Chiesa dovrà assumere all’inizio di questo terzo millennio, non solo una vera e propria riforma della chiesa, ma anche una rinnovata comprensione e traduzione della dottrina cattolica in un linguaggio comprensibile e recepibile dall’uomo contemporaneo.
La nuova evangelizzazione (soprattutto oggi) è “conversione alla prossimità” e non conversione al cristianesimo-cattolicesimo, o a una dottrina, come per molto tempo si è inteso e praticato. Essa comporta una fede autenticamente evangelica che libera e predispone al servizio, e non una fede individualistica, spesso narcisistica, che si ripiega su sé stessa ed è, piuttosto, espressione di una possibile nevrosi, se non addirittura di un’ideologia in cui l’io si protegge, si difende e si gratifica. Perché la fede cristiana è realizzazione dell’umano e non fuga da esso. Il cristiano, in altri termini, si relaziona con gli altri e con il mondo, nella logica della comunione, convinzione e del servizio, e mai del possesso predatorio o dell’imposizione di una dottrina. Sarebbe una mancanza di rispetto della dignità culturale e confessionale altrui.
La fede, infatti, come spesso ribadisce Papa Francesco, non è (o non nasce da) una visione o precomprensione ideologica (la pretesa, cioè, di possedere una verità rivelata sull’uomo, a cui spetta l’ultima parola, come sicuro baluardo contro le insidie del relativismo, come a volte si sente dire). La fede non ha paura della ragione; al contrario, la cerca e ha fiducia in essa.
La Fondazione Stensen vive con molta tristezza, questo momento, in quanto, in una società sempre più plurale, — caratterizzata, cioè, da una coesistenza ma non ancora convivenza di diverse culture, etnie e confessioni religiose, dai valori spesso non convergenti, — si è sempre riconosciuta nell’insegnamento di Papa Francesco a cominciare dall’indicazione e valutazione di alcune “sfide del mondo attuale”.
Ennio BROVEDANI sj
Presidente della Fondazione Stensen di Firenze